Ieri su Facebook ve l’ho buttata lì: vi avrei parlato presto di Song of the Sea. Per “presto” intendevo “quando troverò, finalmente, un po’ di tempo”. Solo che alcune cose, quando le vedi o quando le pensi, devi fissarle subito sulla carta o sullo schermo. Ti trasmettono sensazioni talmente importanti che per paura di vederle scivolare via come seta devi per forza bloccarle, tirarle per quel sottile filo che le trattiene e tenertele vicino al petto per riuscire ad addormentarti. Lo so, questa frase è lunga quanto un romanzo, ma è esattamente la sensazione che ho provato dopo aver guardato Song of the Sea. Ieri, nel bel mezzo di duemila consegne, ho sentito l’urgenza di fissare tutto qui, di condividere con voi ciò che ho amato di questo film.
La canzone del mare è un film di animazione, uscito nel 2014 e diretto da Tomm Moore. La lavorazione del film si è svolta in 4 studi differenti: Irlanda, Danimarca, Lussemburgo e Belgio. Non è vero che le cose belle in Italia non arrivano, arrivano tardi, ecco tutto.
Il film uscirà nelle sale il 23 giugno. Il mio consiglio è di prenotare subito i biglietti e di prepararvi ad una raffica di ‘wow’ ‘oooooh’ ‘aaaaah’ e qualche lacrimuccia (quella non ve la toglie nessuno). Ad essere sincera mi aspettavo molto da questo film, ma non avrei mai immaginato di restarne affascinata fino a questo punto. Macino una quantità – probabilmente illegale! – di film di animazione, ma ormai i miei occhi sono abituati a schemi, stili e trame abbastanza prevedibili, per quanto meravigliosi.
Song of the sea non ha assolutamente nulla a che vedere con tutto ciò che ho visto fino ad ora. Partiamo dalla storia.
La storia racconta di Ben e della sua adorabile sorellina Saoirse [leggi: Sirscia, mi pare di ricordare!]. Saoirse è una Selkie, ovvero una bimba che può trasformarsi in foca e con il suo canto richiamare e risvegliare antiche leggende, magia e fate. Nel folklore irlandese le Selkie erano creature mitologiche: foche in grado di trasformarsi in donne durante le notti di luna piena. La leggenda è tipica delle Isole Orcadi e la storia del film ripercorre la leggenda a partire dalla madre di Ben e Saoirse, una Selkie che ritorna al mare per dare alla luce la sua piccolina. Dopo la scomparsa della madre i bambini crescono con il papà, ma visto il carattere complicato di Ben, l’impossibilità di Saoirse di parlare e i ‘pericoli’ del mare, la nonna decide di portarli via dall’isola per andare a vivere in città. I due fratellini decidono di fuggire per tornare a casa e raggiungere Cù, il cane di Ben. Intraprendono insieme un lungo ed avventuroso viaggio, durante il quale Ben scopre la vera natura della sorellina. Lontana dal suo magico manto di foca lentamente si indebolisce e Ben affronta sfide e grandi paure per poterla salvare.
Non mi addentro ulteriormente nella trama, talmente ricca di significati, mondi e meraviglie da lasciarvi con gli occhi che brillano. Vi parlo invece di ciò che ho amato dello stile di questo film. Il character design è dolcissimo. Le forme dei personaggi sono morbide e paffute, i movimenti sinuosi e armonici. La sinuosità dei movimenti si ritrova, a mio avviso, già nei model sheets, negli storyboard e negli animatic (il backstage della lavorazione è disponibile nei contenuti speciali del dvd ma troverete qualcosa anche online), e ricorda il lento avanzare e ritirarsi delle onde del mare lungo la battigia.
Ci sono poi i colori e soprattutto: le luci e le ombre. Un’abilissima combinazione di colore e texture, affiancata ad un utilizzo spettacolare di luci ed ombre trasforma qualsiasi scena in un’esplosione di magia. I piani si sovrappongono, si uniscono e vivono in perfetta sintonia. Le stelle e le lucciole si mischiano e brillano ad intermittenza, costellando il cielo ed il mare di micro-cuori pulsanti.
Ed infine il suono. Assolutamente ipnotico e sensuale, che accompagna ogni scena con maestosa semplicità e dolcezza. Quando Ben o Saoirse si avvicinano alla conchiglia per sentire il rumore del mare lo spettatore non può sentirlo. Ma il canto del mare non resta intrappolato in una conchiglia. Si diffonde e riempie l’aria, e così sentiamo anche noi il rumore delle conchiglie, la musica e le onde. Il canto di Saoirse lo si può quasi respirare come il profumo del mare.
Tutti dovrebbero vedere questo film: bambini e soprattuto adulti, per ritrovarsi commossi e a bocca aperta davanti ad uno spettacolo prezioso. Per poter apprezzare davvero questo film bisogna essere pronti ad accogliere la magia, ad accettarne la semplicità e a difenderne l’autenticità. Ho molto altro da dire su Song of the sea, e sicuramente ne parlerò in una nuova puntata di Cinemino, ma per ora questa è la storia, attaccata a quel filo sottile, che sentivo di dover condividere con voi.
Link utili: DVD / Pagina Facebook / Libro (al momento sold out)