In questa puntata di Toys Ranger parliamo di Huggy Wuggy, l’inquietante pupazzo blu dai denti aguzzi, tratto dal videogioco.
Ha riscosso un grandissimo successo in tutto il mondo, anche in Italia, e si trova praticamente dappertutto (io ne ho visti a decine persino a Martina Franca!)
Il nome fa pensare ad un dolcissimo peluche da abbracciare, ma a dirla tutta il personaggio originale è protagonista di un videogioco survival horror dal nome “Poppy playtime”, prodotto da Mob Games, ideato per giocatori adulti.
Si gioca in prima persona, interpretando un ex dipendente di Playtime Co, una fabbrica di giocattoli abbandonata. Il protagonista torna nella fabbrica dopo 10 anni dall’inquietante scomparsa di tutto lo staff. Huggy Wuggy, la mascotte della fabbrica, si rivela un mostro vero e proprio da cui il giocatore deve fuggire, risolvendo enigmi e superando diverse prove. Il tutto, condito da ambientazioni inquietanti, sinistri effetti sonori, colpi di scena improvvisi e jumpscare.
IL VIDEOGIOCO
Il videogioco, si legge online, è stato classificato come PEGI 13.
Due parole, prima di tutto, sul sistema rating PEGI:
PEGI sta per Pan European Game Information. Si tratta di una sorta di bussola che può agevolare i genitori nell’orientarsi nel mondo dei contenuti digitali, per favorire quelli più adatti alla fascia d’età dei propri bambini, e tutelarli da quelli potenzialmente più “controversi” e disturbanti.
Ecco la sua definizione ufficiale:
“La classificazione in base all’età consiste in un sistema utilizzato per garantire che i contenuti di intrattenimento quali i giochi, ma anche film, programmi televisivi o applicazioni mobili, riportino un’etichetta chiara e una raccomandazione relativa all’età minima sulla base dei contenuti. Le classificazioni in base all’età orientano i consumatori, in particolare i genitori, aiutandoli nella decisione di acquisto di un determinato prodotto destinato a un bambino.”
IL PELUCHE
La domanda più gettonata, soprattutto dai genitori?
(Ma anche da chi si occupa di comunicazione, perché questi “misteri” ci affascinano e non poco!)
“Se il videogioco è stato concepito per giocatori adulti, Huggy Wuggy com’è diventato un giocattolo per bambini?”
I creatori del videogioco non potevano prevedere una simile evoluzione del personaggio e una tale escalation di popolarità, in effetti.
La sua fama tra i più piccoli è certamente cresciuta grazie a diversi YouTuber molto seguiti anche dai bambini, che testavano il gioco in video.
Molti dei contenuti reperibili online, ed in particolare su YouTube, sono stati infatti ideati e diffusi da creators e fan, e non dai produttori del gioco.
Huggy Wuggy è un esempio a regola d’arte del concetto di “viralità” di un contenuto digitale, dunque, e la sua viralità online ha portato alla nascita di un vero e proprio merchandising offline, con la produzione e distribuzione del peluche in varie forme, colori e dimensioni.
Merchandising non sempre autorizzato, oltretutto. A Milano, ad esempio, nel 2022 è stato sequestrato un lotto di 500 peluche (con conseguente multa da 5 mila euro al negoziante coinvolto) con etichettatura non conforme.
CONTROVERSIE
- La Polizia Postale italiana, dopo alcune verifiche da parte dell’Unità di analisi del crimine informatico, è intervenuta per allertare i genitori con un comunicato, facendo presente che questo giocattolo e i contenuti correlati che si possono trovare online non sono adatti a bambini e bambine sotto i 12 anni
- Il Codacons sporge inoltre denuncia e richiede a Magistratura, Polizia Postale e social network di adottare misure urgenti a tutela dei bambini
- Nel 2022 la Dorset Police solleva anche un’altra interessante questione: a causa del nome del personaggio molti contenuti non vengono tuttora bloccati dal filtro famiglia, per questa ragione risulta più complesso identificarli online ed eventualmente riqualificarli come non adatti ai più piccoli
IL DIBATTITO
Qual è il vero problema di Huggy Wuggy e il tema più insidioso che solleva?
A mio avviso, il rapporto dei bambini con il mondo digitale e l’uso che possono farne.
Esistono vari strumenti per tutelare i più piccoli online, dal parental control alla classificazione “per bambini” su YouTube.
Molto spesso, però, non bastano.
Non possiamo sempre avere pieno controllo su quel che accade online e molto spesso le restrizioni non sono sufficienti.
Una possibile soluzione potrebbe essere la costante supervisione dei più piccoli, durante la fruizione dei contenuti, ma è oggettivamente molto complessa da gestire.
Huggy Wuggy è un trend: non sarà il primo, non sarà l’ultimo.
Ho letto moltissimi articoli e dibattiti a riguardo e, al termine della mia ricerca, mi viene naturale pormi una domanda molto semplice:
E se l’unico modo per affrontare queste situazioni fosse il caro buon vecchio dialogo?
In un mondo digitale in continuo cambiamento ed evoluzione, non possiamo prevedere i risvolti e l’impatto dei contenuti sui più piccoli, ma prevedere un’educazione al digitale, magari da introdurre nei programmi scolastici, dovrebbe essere una priorità.
Un interessante articolo di nostrofiglio.it racconta quando preoccuparsi e come intervenire, in maniera pratica, quando gli effetti di un contenuto digitale impattano sulla qualità della vita del bambino.
E voi, cosa ne pensate?
Ci vediamo alla prossima puntata di Toys Ranger!